Storia

LE ORIGINI DI MONTAURO

Le prime notizie sul centro urbano di Montauro risalgono all’ottavo secolo d.C., data citata nei documenti conservati al FONDO MORANO della Biblioteca Nazionale di Napoli; da questa documentazione emerge che il primo nucleo era localizzato in un’area situata a nord dell’odierno paese, detta "MUCATU", un gruppo di case successivamente abbandonate e per tale motivo dette oggi "case sdarrupate". Un altro documento che segnala l’esistenza di Montauro risale al periodo post-bizantino, più precisamente all’anno 1096: si tratta di un placito "Dum vero in una dierum", in cui il conte Ruggero concede un vecchio mulino ai lavoratori del costruendo monastero di Montauro. Il documento descrive un incontro che avviene nella Marina di Montauro con Lanuino, definito "costruttore di monasteri", e fa inoltre riferimento a documenti posteriori di conferma della donazione. Il monastero citato nel documento era il monastero di S. Giacomo, quello che poi, dal 1614, prese il nome di "monastero di S. Anna".

 

Il nome "Montauro"

Il nome "Montauro" è presente in molti monumenti greci e nelle parole "Oro Crusus", vale a dire "monte d’oro" o "del colore dell’oro". A tale proposito, sembra che il conte Ruggero abbia trovato nel sottosuolo del paese, precisamente sotto il monte Paladino, giacimenti d’oro, ma non poté estrarne il tesoro che aveva scoperto a causa dell’elevato costo della manodopera. Trova altresì spazio l’idea che tale nome derivi dal fatto che tutto il costone di Monte Paladino era ricoperto da ginestra, che fiorita assumeva il colore dell’oro.

Su alcuni documenti troviamo anche il nome "Montaurus", abbreviazione di "Mons Taurus": si riferisce al fatto che sulla cima del monte Paladino, sembra sorgesse un tempio dedicato al dio Tauro.

Su una vecchia cartina, reperibile presso la biblioteca comunale di Montauro, risulta il nome "Mentabro", delle cui origini non si hanno spiegazioni.

 

Vicende storiche

Nell’ottavo secolo, centinaia di monaci greci si rifugiarono lungo le coste dell’Italia meridionale, fondando molti monasteri e creando comunità civili e religiose. I primi abitanti di Montauro furono, probabilmente, membri di queste comunità, formatesi all’ombra del monastero di S.Giacomo. Nell’anno 1099 Montauro era già una comunità ben strutturata, ma il vero sviluppo del paese si ebbe dopo l’anno 1000 ad opera dei Normanni e dei Certosini di S.Bruno di Serra; i Normanni fondarono nelle terre di Calabria uno stato di tipo feudale con a capo Roberto il Guiscardo e, a partire dal 1130, con il re Ruggero II. Iniziò così un lento processo di "occidentalizzazione" del meridione in generale e della Calabria in particolare, che portò Montauro, con la donazione di Ruggero a favore di San Bruno, ad essere sottoposto alla giurisdizione della Certosa e non più del Vescovo di Squillace.

Proprio in questo periodo la popolazione originaria subì un notevole incremento: nel primo censimento effettuato nel 1276 gli abitanti risultarono 1175.

Questo numero scese in modo vertiginoso nel 1476, quando una terribile pestilenza decimò drasticamente la popolazione.

Lo spopolamento divenne in seguito un fatto politico e sociale, quando con il Trattato di Granada del 1500, il sud dell’Italia passò sotto la dominazione spagnola. Furono anni bui e tristi, pieni di soprusi, ricatti e sopraffazioni che spinsero i cittadini più validi a darsi alla fuga.

Questo fenomeno assunse caratteri strategici di tipo militare, quando in occasione delle invasioni turche, molti abitanti si trasferirono sulle colline per meglio organizzare la difesa.

Nel 1515, con il ritorno dei Borboni, la popolazione può essere stimata intorno alle 1600 unità, di cui 340 donne addette ai telai familiari con la qualifica di "liatrice".

 

Dopo l’unità d’Italia si può affermare che la popolazione di Montauro, stabilizzatasi nel numero, raggiunse un livello d’organizzazione e strutturazione ottimo: vi era un discreto benessere: gli artigiani facevano apprezzare le loro opere, i contadini si dedicavano al lavoro dei campi e le donne erano affaccendate al telaio, al bucato, ai lavori domestici e alla cura dei propri figli.

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